Due sale zeppe di fotografie, scatti rubati, selfie ante-litteram, porzioni di realtà di Chicago e dintorni negli anni ’70 o giù di lì. Ecco la mostra «Vivian Maier a colori», splendido ritratto della società di quegli anni fatto da una fotografa che non ha mai avuto la pretesa di esserlo.
Le immagini sono delicate, mai invasive, lo sguardo sul mondo di questa «nanny – bambinaia», che non usciva mai di casa senza la sua macchina fotografica, che scattava senza sosta e raccoglieva decine e decine di rullini fotografici, disseminandoli nei depositi in giro per la città.
La cosa più bella? Quegli autoritratti divertenti di Vivian Maier che scattava foto mentre era seduta sulla poltrona del parrucchiere, mentre si vedeva riflessa in una porzione di specchio trovato per strada, che scattava per rendere immortale la sua ombra sulla neve o ancora ritraeva cappotto e cappello su un pavimento in teak.
Scatti che racontano la sua ironia, il suo spirito di osservazione, il suo desiderio di osservare il mondo attraverso l’obbiettivo e schiacciare l’occhiolino alla realtà che la circonda.
«Vivian Maier a colori»
Fondazione Forma per la Fotografia
24 ottobre – 19 gennaio
Lun, Mar chiuso; Mer – Dom 11.00 – 20.00